Data: 31/03/2003 - Anno: 9 - Numero: 1 - Pagina: 11 - INDIETRO - INDICE - AVANTI
INTEGRAZIONE E KURDI A BADOLATO |
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AUTORE: Antonella Bevacqua (Altri articoli dell'autore)
(Abbiamo scritto più volte del nostro progetto di creare nella Biblioteca Comunale una sezione riservata alle tesi di laurea, realizzate da Badolatesi o riguardanti comunque Badolato. Ed abbiamo fatto particolare riferimento a queste ultime, che sono ormai decine, dovute soprattutto allo stimolo socio-emotivo dell’accoglienza a centinaia di Kurdi. Tra i neo-dottori la dottoressa Antonella Bevacqua (n° 4/2002, pag. 19), che intende, con lo scritto che segue, partecipare ai nostri lettori intenti e metodologie della sua tesi. Noi la ringraziamo dell’attenzione.)
"INTEGRAZIONE E KURDI A BADOLATO"
Il mio lavoro di tesi è stato intitolato "Integrazione e Kurdi a Badolato" poiché si è trattato di una ricerca empirica condotta sul campo riguardo il progetto d'integrazione proposto dal Sindaco di questo paese della costa ionica calabrese tra un gruppo di kurdi e la popolazione locale. Tre sono stati gli obiettivi che mi sono proposta di perseguire. Il primo è stato quello di capire che cosa s'intende per integrazione. Ho quindi proceduto alla definizione del concetto, che ho successivamente analizzato ponendo particolare attenzione all'accezione che se ne da nelle società multietniche. Si trattava, cioè, di capire in che modo il termine può essere applicato in contesti in cui vivono, sullo stesso territorio, più culture diverse. Partendo da queste premesse ho tracciato un profilo della situazione migratoria italiana. L'Italia, che per secoli è stata caratterizzata da un massiccio flusso di migrazioni prima verso le Americhe, poi verso i più ricchi paesi europei, ora si trova davanti gli stessi problemi delle società più avanzate che fanno da polo di attrazione per i paesi più poveri. In realtà negli ultimi anni il problema è cambiato in quanto i flussi d'entrata riguardano prevalentemente persone in cerca di protezione. Sono i richiedenti asilo, i profughi, i rifugiati, che chiedono di essere accolti in un paese diverso dal proprio, in cui non possono, o non vogliono, ritornare temendo di subire persecuzioni razziali, religiose, politiche. Poiché le prospettive di immigrati e rifugiati differiscono radicalmente, ho cercato di capire i motivi di espatrio dei due gruppi. Quindi ho analizzato la posizione degli italiani in relazione al fenomeno migratorio. Vivendo nell'era di quello che è stato definito da più parti "villaggio globale" non potevo trascurare l'apporto dato dai media. Dopo questa iniziale analisi ho cercato di capire in che modo quanto detto poteva trovare applicazione pratica. L'esempio concreto era il progetto d'integrazione in questione, che è stato quindi analizzato ponendo anche l'accento sui motivi storici della Calabria. Il secondo obiettivo della ricerca ha riguardato lo studio della situazione dal punto di vista legislativo, in quanto, le istituzioni locali per attuare il progetto hanno dovuto ottenere il "bene placito" dello Stato italiano nonché quello dell'Unione Europea, tanto è che il paese ha ricevuto la visita di una Delegazione Europea, la quale doveva rendersi conto di quanto in effetti potesse essere fatto. In relazione a ciò ho visionato i provvedimenti comunitari sul problema migratorio ponendo particolare attenzione alle disposizioni riguardanti i richiedenti asilo. Quindi ho rivolto la mia attenzione alla posizione politica dell'Italia. Infine il mio terzo obiettivo è stato quello di verificare se il "progetto pilota" avesse avuto esito positivo o negativo. Dopo un'iniziale studio sul Kurdistan ed i sui problemi legati all'assenza di un'identità nazionale, ho proceduto con l'indagine empirica. In questa sede ho privilegiato un'analisi sociologica di tipo qualitativo, basata sulla raccolta delle "storie di vita". Ho optato per questo tipo di analisi in quanto mi è sembrato rilevante, ai fini della ricerca, porre attenzione alla fase di raccolta dei dati, dove importante è il rapporto di con-presenza tra intervistatore ed intervistato. Il privilegio dato ad un rapporto empatico con il soggetto intervistato non ha tuttavia esulato da quel "distacco partecipante" necessario per una visione quanto più obiettiva possibile dell'evento. Le domande da rivolgere sono state desunte da una griglia tematica elaborata ponendo attenzione ai cosiddetti "gruppi primari", tuttavia in seno alle interviste, si sono adattate di volta in volta alla situazione. Dalle interviste fatte è emerso che kurdi e badolatesi vivono serenamente insieme, non ci sono rivalità, c'è un sincero affetto da ambedue le parti "Qua gente molto brava - per esempio dall'inizio mi portavano anche del vino a Badolato vino - casereccio vino che fanno loro poi - ancora - ancora quando io vado a Badolato me lo danno - due bottiglie di vino - mi mandano "tanti saluti alla mamma alla sorella" e "dove siete che cosa fate" - che cosa non fate". (Duman) Ma la vera integrazione passa attraverso processi di mobilità sociale ascendente, cosicché non si parli di semplice convivenza ma di uguali opportunità di chances, passa attraverso attività che mirano a far conoscere la nuova cultura agli autoctoni, rafforzando le forme di collaborazione tra i due gruppi, creando occasioni di incontro e di scambio. Il "Progetto Pilota" prevedeva in questo senso laboratori per l'insegnamento della lingua italiana e la creazione di attività lavorative, oltre che riunioni pubbliche ed un giornale multiculturale. Ma molti obbiettivi sono rimasti in parte inattesi "(.)loro non sanno parlare italiano(.)perché loro a Badolato - sempre tra di loro parlano non sono entrati nell'ambiente non hanno avuto magari - non lo so molti amici italiani - non sono costretti di parlare italiano - fanno comodo - loro non si danno da fare per imparare le lingue(.)molti di loro non vogliono imparare perché molti di loro non vogliono rimanere in Italia è una - una - caso che sono rimasti". (Duman) Questa generale mancanza di volontà è da attribuirsi al fatto che per molti l'Italia è una mèta provvisoria. Per tanti Badolato rimane un punto di ritorno, un posto dove venire per rinnovare i documenti e subito dopo ripartire (secondo la Convenzione di Schengen art. 10 gli stranieri muniti di visto di viaggio valido possono soggiornare per non più di tre mesi in un paese dell'Area Schengen) " io venuto qua per quello - per rinnovare passaporto dopo che rinnovare passaporto anche io - vado lì Germania - io voglio restare qui ma adesso qui per lavorare per vivere è difficile(.)". (Ibrahim) Molti invece rimangono ancorati al ricordo del dolore nella propria terra e come intrappolati in esso scatta un meccanismo inconscio di rifiuto della nuova realtà. Si vive nell'attesa che la guerra in Kurdistan finisca e che si possa ritornare al più presto nella propria terra. |